L’espressione welfare culturale indica un modello integrato di promozione del ben-essere e della salute degli individui e delle comunità, attraverso pratiche fondate sulle arti visive, performative e sul patrimonio culturale 1.
Il welfare culturale si basa sul riconoscimento, sancito anche dall’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’efficacia di alcune specifiche attività culturali, artistiche e creative, come determinanti per la prevenzione, promozione, gestione e trattamento del nostro benessere bio-psico-sociale2.
Crescenti e numerosi sono gli studi promossi dalla Commissione Europea, dai Ministeri della Salute, dai Ministeri della Cultura, da Università e nuovi centri di competenza, nati in diversi Paesi, per far emergere sia le evidenze scientifiche dell’impatto, sia il patrimonio di soggetti ed esperienze attive sui territori. Allo stesso tempo, restituiscono raccomandazioni ai decisori per creare condizioni abilitanti per lo sviluppo delle prospettive che si aprono.
Molti Paesi europei le hanno recepite a livello governativo per supportare programmi nazionali volti ad affrontare sfide sociali e priorità di salute pubblica, e hanno pubblicato linee guida e documenti programmatici che indicano una strada verso l’implementazione di politiche intersettoriali tra Cultura e Salute3.
Lo scenario a livello europeo e nazionale è ben tratteggiato nell’articolo Welfare culturale: dalle politiche e dalle principali esperienze europee, riflessioni per un percorso in Italia, pubblicato su AgCult nel 20234. Tema ripreso ed ampliato nel Dossier 2024 di Letture Lente – AgCult curato da CCW-Cultural Welfare Center, dedicato interamente al tema del welfare culturale in Italia5. Per approfondire queste tematiche anche a livello internazionale si rimanda al sito di CCW, sezione Risorse.
Il percorso verso il Manifesto
In Italia ad oggi non esistono politiche nazionali strutturate sul tema, ma sul territorio diversi soggetti pubblici e privati hanno maturato esperienze, sostenendo e sviluppando programmi e progetti. Ed è in tale quadro che si colloca Progettare per le persone: per una cultura accessibile, il percorso di ascolto, ricerca, formazione e networking che tra 2023 e 2024 Regione Emilia-Romagna e Regione Toscana hanno sviluppato con la curatela scientifica e organizzativa di Promo PA Fondazione, per unire una comunità di pratica e capacitare il sistema socio-culturale dei due territori rispetto al tema, focalizzandosi sull’accessibilità come presupposto e pilastro per il realizzarsi del welfare culturale.
Due differenti rilevazioni condotte sul territorio emiliano – la prima sullo stato dell’arte delle collaborazioni in essere tra cultura e salute, e la seconda, in approfondimento, su accessibilità e inclusione nei musei -, unitamente al consolidamento e riconoscimento di protocolli regionali in ambito welfare culturale in Toscana, hanno costituito le basi concettuali e di ricerca del percorso dedicato alle diverse anime della materia6.
L’obiettivo di Progettare per le persone è stato offrire un sostegno concreto da parte degli enti regionali ad operatori culturali e socio-sanitari, verso lo sviluppo di luoghi sempre più accessibili e inclusivi; creare relazioni e capacità di co-progettazione tra professionisti e istituzioni, pubbliche e private, beneficiando dello scambio di esperienze, di soluzioni sperimentate e del confronto tra i partecipanti grazie a: incontri online, per allineare contenuti e linguaggi e fornire la conoscenza di base; workshop, per sperimentare esperienze di progettazione; incontri dedicati a direttori e figure con responsabilità gestionale, per approfondire la dimensione strategica a medio-lungo termine.
Principali elementi rilevati sono stati il superamento delle individualità, il valore dell’incontro e dello scambio, il bisogno di attivare comunità professionali, anche territoriali, in grado di co-progettare, formarsi, aggiornarsi e condividere criticità e successi.
Le evidenze emerse dalla comunità di pratica
L’analisi degli esiti degli incontri ha restituito i temi rilevanti discussi nella fase conclusiva del percorso di formazione e networking, da quella comunità di pratica che si è costituita intorno al progetto. Partecipanti ed esperti di entrambe le regioni, riuniti nel giugno del 2024, hanno prodotto un set di riflessioni utili a orientare le prossime azioni delle Regioni in materia di accessibilità e inclusione, nel più ampio quadro del welfare culturale. Tali riflessioni sono alla base delle proposte del Manifesto.
Tre sono state le principali aree di attenzione e discussione dei gruppi di lavoro:
1. Condivisione, networking, piattaforma. I progetti, le metodologie, gli strumenti e le strategie messe in atto dalle istituzioni culturali in merito all’accessibilità e al welfare culturale sono molteplici, ma poche sono le pratiche condivise, che permettono di dare continuità a riflessioni e sperimentazioni, e altresì le opportunità di aggiornamento continuo. I tavoli hanno riflettuto sugli elementi necessari per costruire una piattaforma che possa costituire un punto di riferimento su questi temi, mettendo in rete i professionisti in materia, le buone pratiche e le soluzioni efficaci già sperimentate, materiali e risorse di approfondimento. La piattaforma è vista come uno spazio di incontro tra domanda e offerta nel campo dell’accessibilità e del welfare culturale.
2. Dalle competenze ai profili professionali. L’esigenza di individuare competenze e profili professionali che possano occuparsi di accessibilità e welfare culturale in modo stabile è sempre più sentita, sebbene restino da condividerne i modi in cui inquadrarne le responsabilità, le funzioni, ma anche le competenze necessarie. I tavoli hanno avviato una riflessione allargata sul tema, considerando pubblici-obiettivo ampi, e non solo target con disabilità e/o fragilità. Le possibili professionalità sono state proposte a partire da set di competenze e profili “dati”, guardando anche alle interrelazioni con le ADA – Aree Di Attività – esistenti, indispensabili per lavorare mettendo in rete istituzioni culturali diverse e dialogare con il sistema di istruzione e formazione. Dal punto di vista dell’esperienza è stata evidenziata la necessità di formare professionalità flessibili e dotate di autonomia operativa. Fondamentale – per la coralità dei partecipanti – la formazione di un profilo preparato che operi direttamente nello staff di direzione, collaborando in prospettiva altamente strategica per intercettare i bisogni sociali (quotidiani, diversissimi e numerosi) grazie a una mappatura territoriale costante e aggiornata (quindi del tessuto associativo oltre che del contesto prettamente museale), rilevando i vari portatori di interesse al di fuori dell’istituto culturale, in qualità di attore/attrice di reti trasversali. Una figura che, peraltro, potrebbe anche essere condivisa tra istituzioni diverse, garantendo così maggiore sostenibilità.
3. La valutazione d’impatto. La valutazione dei progetti è essenziale per comprendere le ricadute e l’impatto delle azioni e dei progetti sui singoli e sulla società, ma anche per costruire progettualità significative, verificandone in itinere l’efficacia: questo vale per i musei, i teatri, le biblioteche e in generale per tutte le organizzazioni culturali orientate a generare, in modo consapevole, effetti positivi. I tavoli hanno riflettuto sulle sfide più attuali poste nell’ambito della valutazione, e si sono focalizzati sull’impatto sociale, gli strumenti e le metodologie già testate da adottare o verificare e migliorare.
Le molteplici azioni già in essere nelle due Regioni hanno evidenziato che i territori sono maturi nelle pratiche di welfare e che ci sono buone connessioni tra i sistemi cultura e sociale. Ancora complesso appare il rapporto con il sistema sanitario, per cui è necessario creare una rete di supporto in grado di attivare sinergie. Più in generale i tavoli hanno sottolineato quanto le politiche regionali possono impattare sullo sviluppo in termini di innovazione e risposta ai bisogni delle organizzazioni stesse, e hanno condiviso e sostenuto la proposta di attivazione interna delle Regioni, per parte tecnica, per far fronte ai cambiamenti e ai bisogni presenti.
La presentazione del Manifesto
Il Manifesto è stato presentato in anteprima il 9 ottobre 2024 a Lucca durante la XX edizione di LuBeC – Lucca Beni Culturali, nell’ambito del Cantiere “Welfare culturale: dalle policies agli strumenti attuativi per i territori“.
Le istituzioni e le reti istituzionali, che hanno partecipato a quella giornata e collaborato alla riflessione sul Manifesto, sono:
- Coordinamento tecnico della Commissione Cultura delle Regioni e delle Province Autonome
- Regione Friuli Venezia Giulia
- Regione Marche
- Regione Puglia
- ACRI – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio
- CCW-Cultural Welfare Center
- Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca
Note
- Definizione da Dizionario Treccani, 2020 a cura di CCW-Cultural Welfare Center, consultabile online su www.treccani.it ↩︎
- Tra i rapporti e gli studi pubblicati da OMS cfr. What is the evidence on the role of the arts in improving health and well-being? A scoping review, 2019 e International Playbook Global Social Prescribing Alliance, 2022. ↩︎
- Un’ampia bibliografia sul tema è disponibile su culturalwelfare.center ↩︎
- Consultabile online su Letture Lente – AgCult: agenziacult.it ↩︎
- Consultabile online al seguente indirizzo: DOSSIER WELFARE CULTURALE ↩︎
- Progettare per le persone: per una cultura accessibile muove dai risultati della prima mappatura regionale Stato dell’arte sul welfare culturale in Emilia-Romagna, curata da Promo PA Fondazione tra 2021 e 2022 nell’ambito di Parma 2020+21, Capitale Italiana della Cultura, e dall’indagine Accessibilità e percorsi interculturali dei musei in Emilia-Romagna. ↩︎